La campionessa del mondo di triathlon 2001 Siri Lindley ha sconfitto la leucemia. In un’intervista con Mike Reilly ha raccontato di sé e di come guardando una fotografia ha cambiato la sua prospettiva…

“Siri Lindey is cancer free“. Si apre così la chiacchierata tra Siri e Mike Reilly durante lo svolgimento dell’Ironman VR8, sabato 23 maggio, a 80 giorni dal trapianto di midollo osseo.

La vittoria delle vittorie, il racconto di come sia stata una lunga, lunghissima corsa e come ogni piccolo passo l’abbia accompagnata verso quella preziosissima finish line. Una conferma che anche le cose impossibili diventano possibili:

“Quando mi hanno ricoverato in ospedale gli scorsi mesi di febbraio e marzo, ho portato con me la foto del mio traguardo ai Campionati del Mondo del 2001 a Edmonton, il mio titolo iridato. Non l’ho fatto perché qualcuno mi osannasse, ma perché quella era per me la dimostrazione che io ero già riuscita a rendere possibile ciò che invece sembrava impossibile. Era quella l’unica verità che volevo sentire e mi ripetevo ogni giorno di ospedale. Era la prova che io avevo vinto e che avrei potuto rifarlo”.

“Quando mi hanno diagnosticato il cancro, il mio primo pensiero, e se vuoi più che pensiero è stata una vera e propria decisione, è stato: io sono viva, io vincerò, ho così tanto amore per la vita, ho ancora così tante cose da fare. La cosa essenziale è credere in se stessi, nella propria forza, nel fatto che qualunque cosa si decida, niente impedirà di raggiungere quello che conta per noi.”

Siri, dopo essersi ritirata dall’agonismo, ha deciso di allenare:
“Penso non possa esistere privilegio più grande di quando un atleta viene da me affidandomi il suo sogno e dicendomi: io credo in te. La cosa ancora più bella è che non si tratta solo un percorso fisico, ma di mente, di spirito, di crescita. E’ incredibile quanto ti possa arricchire”.

Tra i diversi professionisti che ha allenato la statunitense c’è anche Mirinda Carfrae, tre titoli di campionessa del mondo Ironman e uno di Ironman 70.3. E Siri si sofferma proprio sulla gara di Clearwater (70.3):
“E’ stato uno dei momenti più belli della mia vita. Mi ha dato emozioni fortissime, paragonabili a quelle provate al mio Mondiale: con “Miri” c’è stata condivisione del progetto, di buttarsi in questa nuova avventura, decidendo che l’avremmo fatta nostra. E il risultato è arrivato”.

Lindley, con la moglie Rebekah, ha anche creato una fondazione, la Action Fund, che raccoglie fondi, tra l’altro, anche per un progetto di ippoterapia. “Ad ora abbiamo raccolto mezzo milione di dollari e già salvato dal macello 60.000 cavalli, che ora aiutano bambini con disabilità, persone che soffrono di stress post traumatico… “.

La chiusura dell’intervista è di quelle da mandare a memoria:
“Non dimenticate nessuno dei passi che vi hanno accompagnato fino al traguardo, ma abbracciate e stringete ogni momento del vostro viaggio, perché è speciale. Imparate a celebrare ogni singolo giorno”.