Michael D’Hulst, CEO della Super League Triathlon, riflette su quelli che potrebbero essere i nuovi scenari del triathlon dopo il COVID-19. Riflessioni, le sue, molto interessanti.

(dal sito www.superleague.com)

Michael D’Hulst:

L’industria del triathlon deve rispondere ad alcune domande molto importati scia di COVID-19 e potremmo vedere un enorme cambiamento nel mondo dello sport che tutti amiamo.

Quando guardo il nostro settore nel suo insieme, ho due pensieri immediati.

Il primo riguarda l’impatto che questo avrà sul tradizionale modello di partecipazione di massa, sia in termini di costi e praticità dell’organizzazione delle gare sia, una volta ripresa l’attività, sulla volontà delle persone di prendere parte ai grandi eventi.

Dal punto di vista di un organizzatore di gara c’è così tanto da pensare: si devono fornire attrezzature DPI a tutti i volontari, capire come gestire le stazioni di soccorso, le partenze, i percorsi di gara, le rastrelliere per biciclette ecc. E anche come questo si rifletterà sui costi e quindi anche sugli atleti.
L’altro lato di questo dilemma risiede nei partecipanti e se saranno ancora disposti a iscriversi in massa ai grandi eventi, nei quali sono presenti molte migliaia di persone o preferiranno un triathlon più di “nicchia” con numeri più limitati?

Il secondo, su cui siamo molto concentrati in Super League, è su quanto questo periodo cambierà il nostro modo/potere di viaggiare, punto cardine (anche) delle nostre corse.


Michael D’Hulst con Vincent Luis (Foto ©Super League Triathlon)

Probabilmente risulta ovvio affermare che l’impatto di COVID-19 sull’industria del triathlon è grave.

Per quanto riguarda la Super League l’impatto a breve termine è stato il rinvio dei nostri eventi di qualificazione e dei grandi progetti che stiamo sviluppando per un’ulteriore crescita nel periodo post-olimpico, ma in realtà siamo fortunati che sia successo in questa fase del business in cui non facciamo affidamento esclusivamente sulle entrate.

Riguardo l’impatto a lungo termine, ovviamente tutti noi dobbiamo aspettare e vedere come apparirà il mondo in futuro, ma ogni azienda sta pianificando le possibilità di ciò che potrebbe accadere nella “nuova normalità”.

La SLT è molto simile alla Formula 1. È un circo globale che viaggia in tutto il mondo, ma credo che questo concetto sia ora messo in discussione. Ciò porta quindi a pensare a dove sarà il punto di svolta post COVID-19 in termini di attenzione locale rispetto a un assetto veramente globale.

In effetti, mi chiedo se il nostro obiettivo di “ieri” relativo a un circuito di appuntamenti mondiali sarà fattibile o, invece, se avremo bisogno di guardare appunto agli eventi regionali.

Si possono già vedere molti paesi che supportano le loro industrie, sia da parte del governo sia da quella della popolazione. Qualunque cosa “fatta in casa” è il primo processo di recupero della crisi.

Per entrare ancora più nel merito, è probabile che viaggiare diventi più complicato. Stiamo già vedendo in altri sport come i primi a ripartire siano i campionati nazionali. Questi sono tutti elementi che ci devono portare a un cambio di rotta.


Foto ©Super League Triathlon

Noi della Super League, dopo aver esaminato i primi due passaggi, ci stiamo concentrando su quella che potrebbe essere la “nuova normalità” attraverso un piano che prevede tre punti:

  1. Preparare. Ridurre i costi fissi e assicurarsi di essere pronti a tutto ciò che verrà dopo.
  2. Sostenere. Decidere di tagliare tutto e congelare o implementare un prodotto innovativo rimanendo fedele al nostro marchio.
  3. Adattare. Prepararsi per la “nuova normalità” e pianificare e attuare una nuova strategia.

Niente di tutto questo è facile e comporta alcune decisioni dolorose e discussioni franche. Sul secondo punto, abbiamo deciso positivamente di rimanere attivi: vogliamo parlare in modo chiaro con i triatleti sul fatto che potrebbero gareggiare di meno, allenarsi di più e competere in un mondo virtuale.

Francamente, quello che stiamo facendo in Super League ora è di rimanere attivi.

Le corse virtuali, che organizzeremo nel prossimo futuro, non sono qualcosa che avrà necessariamente un impatto positivo sul modello di business, ma è un modo per continuare a essere visibili, fare rumore, intrattenere i nostri fan e aiutare i nostri atleti a rimanere sotto i riflettori.

Passando al terzo punto (adattarsi), penso che, in quanto non evento di massa, ci siano per noi buone opportunità. In generale, le persone potrebbero diventare più fan del triathlon piuttosto che esclusivamente partecipanti, mentre si allenano e gareggiano in gran parte da soli.