Dopo il successo al 1° Cremona Cross Country di domenica 22 marzo, tappa d’apertura del calendario nazionale di triathlon della FITri, la stampa locale ha celebrato in tutte le salse l’impresa di Marco Mangiarotti.

”Simbolo della cremonesità”, ”re del cross”, ”orgoglio del triathlon cittadino”. Pochi, però, conoscono la storia profonda di Marco Mangiarotti partito dal basket e finito al triathlon, che nella vita ha saputo affrontare e prendere a pugni le paure della malattia.

Marco è diabetico di tipo 1 e nello sport ha trovato l’ispirazione e la terapia, lui che è sposato con una vice campionessa mondiale di canottaggio under 23, e che al Parco Po ha messo tutti alle spalle sgommando feroce in sella alla mountain bike.

Partiamo dalle emozioni del 22 marzo. L’acqua, il fango, l’asfalto, infine il traguardo. Tagliato per primo, nella tua città.
«Una grande soddisfazione. Per me e per Barbara (la moglie, ndr), che dentro è ancora un’atleta e quindi riesce a capirmi. Il suo sostegno è fondamentale: abbiamo due figli e starmi dietro, tra gare e allenamenti, non è semplice. Vincere a Cremona davanti ai miei amici ha incorniciato al meglio una giornata speciale.»

Negli ultimi anni hai mantenuto un rendimento costante: spesso e volentieri nei top 5 delle gare alle quali hai preso parte, con la ciliegina della medaglia d’argento conquistata ai Campionati Italiani di Iseo 2011. Al Cross Country, finalmente, ecco il trionfo.
«Il primo posto di Cremona è il coronamento di un percorso partito da molto lontano. Ancor prima del triathlon, il basket è stato il primo amore. Giocavo nella Juvi. Giovanili, tanta passione, fino alla Promozione. Ogni tanto uscivo in bici, ma nulla di serio.»

Poi?
«Mi hanno diagnosticato il diabete. Tipo 1. Una malattia che, se non si interviene per tempo, può portare al coma. In breve: il pancreas muore e non produce più ormoni, quindi sei costretto a ricorrere quotidianamente alle iniezioni di insulina.»

Marco Mangiarotti in T2 al 1° Cremona Triathlon Cross Country

Marco Mangiarotti in T2 al 1° Cremona Triathlon Cross Country

Avevi 26 anni. Uno choc.
«Mentre ero ricoverato, mi chiedevo cosa sarebbe stata la mia vita. Un giorno, un amico viene a trovarmi in ospedale e mi lascia una rivista. Inizio a sfogliarla e leggo di Steve Redgrave, il più forte canottiere di sempre, vincitore di 5 medaglie d’oro olimpiche in cinque edizioni consecutive dei Giochi. Redgrave è diabetico di tipo 1. Negli stessi giorni, i medici cercavano di scoraggiarmi. Basta sport, Marco. Ma io pensavo a Redgrave, e non li ho ascoltati.»

Lo sport…come cura?
«Assolutamente. Un mese dopo il ricovero ho ripreso a correre e subito ho sentito il beneficio. Il problema, per un diabetico, sono le dosi: troppa insulina porta all’ipoglicemia, troppo poca è ancora peggio. Con l’attività fisica ho trovato un punto di equilibrio. Ho iniziato a stare meglio. Da quel momento, lo sport è la mia terapia. E non mi sono più fermato.»

Dal tuo curriculum sportivo: Maratonina di Cremona a piedi, poi tanta bicicletta (strada e mountain bike). Primo lombardo al Rampi Tour del 2005, qualche Gran Fondo, tanto Duathlon. Sempre con ottimi piazzamenti.
«E infine il Triathlon, più sano e completo del Duathlon perché aggiunge il nuoto alla corsa e alla bicicletta. All’inizio, in realtà, in piscina andavo in panico. Nel giro di cinque anni ho affinato la tecnica.»

La tua vittoria ha dato visibilità e prestigio non solo al triathlon cremonese, ma anche al K3 Triathlon Cremona: vincendo il Cross Country, sei diventato uno dei simboli della nostra società…
«Il K3 sta proseguendo l’ottimo lavoro iniziato in città dal Triathlon Cremona Stradivari, il club dal quale provengo. Stiamo facendo tanto a livello giovanile e spero che il mio successo al Cross Country possa dare una spinta importante a tutta la società.»

Fonte: comunicato stampa K3 Triathlon a cura di Gianluca Corbani

Marica Romano e Marco Mangiarotti, vincitori del 1° Cremona Triathlon Cross Country

Marica Romano e Marco Mangiarotti, vincitori del 1° Cremona Triathlon Cross Country