Un breve racconto di un caro amico, manco a dirlo triatleta, nonché giornalista. Grazie Carlo!

Linda arrivò all’ingresso della zona cambio in perfetto ordine.

Anche la sua bici da crono era lucente, neppure un graffio.

Il giudice le fece un mezzo inchino.

“Benvenuta, Linda!”

Lei lo guardò e istintivamente si toccò sotto il mento, per verificare che il laccetto fosse ben stretto.

Lui scoppiò a ridere.

“Va bene così, non siamo fiscali in questa ‘federazione’, vero Emilio?”, disse girandosi verso l’uomo che poco distante chiacchierava con alcuni atleti.

“Italo, falla passare anziché farle la corte”, lo rimproverò lui, senza riuscire a non ridere.

Lei li guardava e fu invasa dalla loro stessa felicità, come per osmosi.

Guardò avanti, verso la zona transizione. Non ne aveva mai vista una così perfetta.

Era in un posto così che aveva sempre voluto stare. Era un vero paradiso.

“Farai una grande gara”, disse Italo, lisciandosi quel pizzetto dumasiano al quale non avrebbe mai rinunciato.

“Vedi quei ragazzi laggiù? Sono qui da qualche giorno, sono rugbisti. Hanno detto che faranno il tifo per te”.

Lei voleva correre ad abbracciarli. Si sistemò lo zainetto sulla spalla e fece per entrare.

“Aspetta”, la fermò Emilio, “pensavamo arrivaste in due”.

“No, no”, sorrise lei. “L’altra non è più venuta. Aveva una gara da fare. Una cosa importante, sarà la più grande vittoria della sua vita. La deve dedicare a me”.

Carlo Alberto Melis