Sono reduce da un ennesimo weekend pieno di emozioni!
Domenica, infatti, ho partecipato alla quarta edizione dell’Ironman 70.3 Italy a Pescara, gara che amo particolarmente avendo vinto la prova inaugurale nel 2011.
Arrivavo da tre settimane molto intense dopo il Challenge Rimini e sapevo di aver lavorato molto bene perché in allenamento avevo buone sensazioni, nonostante un raffreddamento rimediato negli ultimi giorni con il tipico clima ballerino di fine primavera.
La start list era molto internazionale, ma sapevo che il podi era alla mia portata e forse anche per questo ero abbastanza agitata durante i giorni precedenti. Inoltre le previsioni del tempo non erano molto rassicuranti in quanto davano forte vento e molta corrente in mare. L’organizzazione e la giuria durante il briefing si sono premuniti di dirci che la decisione finale riguardo alla frazione natatoria sarebbe stata presa solamente due ore prima della partenza, secondo le indicazioni della Capitaneria di Porto e per garantire a tutti i 2000 concorrenti la piena sicurezza.
Cosi domenica mattina ci siamo alzati tutti con il dubbio su come si sarebbe svolta la gara visto che il sole splendeva alto in cielo, ma le onde increspavano il mare.
Alle 9:45, poco prima di aprire la zona cambio, ci è stato comunicato che il nuoto si sarebbe svolto ma con un percorso modificato e accorciato, interamente all’interno degli scogli frangiflutti. Io sinceramente ho tirato un sospiro di sollievo perché ho tanta paura del mare mosso e della forza della corrente. Nonostante ciò alle 12:00, al momento dello start, mi chiedevo ancora se sarei stata capace di lottare con la forza dell’acqua. Il lancio dalla spiaggia, il primo tuffo sotto la prima onda e le prime bracciate sono state disastrose, avevo quasi voglia di tornare indietro, poi un moto d’orgoglio mi ha fatto passare questo brutto pensiero. Fortunatamente ho trovato la scia di un altro concorrente con il quale ho nuotato per tutto il chilometro del percorso, faticano soprattutto nella parte finale controcorrente. Una volta toccata la spiaggia sono arrivate le buone notizie: ero quinta ma avevo un ritardo di solo 3′ dalla prima, la fuoriclasse danese Camilla Pedersen, e di 1′ dalla terza.
Ero più che mai decisa a fare finalmente una buona frazione sui pedali e ho provato a spingere fin da subito, forte del fatto che il vento era favorevole nella prima parte del tracciato. Mi ricordavo il percorso dall’anno scorso e soprattutto tutta la fatica che avevo fatto. stavolta invece le gambe giravano e le sensazioni erano buone. Non avevo riferimenti, ma verso il 60°km ho superato una ragazza e mi sono portata in terza posizione. Sapevo che gli ultimi 15 km sarebbero stati tutti con il vento in faccia ed ero pronta a soffrire e a vedere la velocità calare. Sono rimasta concentrata e tutto sommato ho tenuto una buona media fino in zona cambio.
Partita per l’ultima frazione mi hanno subito comunicato che il distacco da Camilla, come immaginavo, era incolmabile, ma che a 1’40 avevo Emma Bilham e probabilmente sarei riuscita a prenderla. Ho cercato di impostare subito un buon ritmo, cercando di respirare nonostante le difficoltà del raffreddore e verso metà della frazione sono riuscita a prendere e superare Emma. Non ho mollato perché la gara era ancora lunga e le gambe tutto sommato giravano.
Solo nelle ultime centinaia di metri ho calato unpo’il ritmo per lasciarmi andare ai festeggiamenti e battere il cinque alle tante persone a bordo strada.
Ancora una volta ho provato una grande emozione a tagliare un traguardo importante, ma soprattutto a salire di nuovo sul podio di una gara WTC.
Devo sicuramente ringraziare tutti i miei sponsor, la mia squadra e tutti i miei tifosi che mi mettono nelle condizioni ottimali per gareggiare al meglio!