Luca De Paolis intervistato da Dario Nardone al termine del 1° Ironman 70.3 Italy

Luca De Paolis intervistato da Dario Nardone al termine del 1° Ironman 70.3 Italy

La notizia circola da qualche giorno ormai ed è stata riportata anche sul sito federale. Andiamo innanzitutto a leggere il comunicato della federtriathlon.

FITri
Area Medica: Si è riunita ieri 10 dicembre, presso gli uffici della FITRI, la Corte di Appello federale, per decidere in merito al deferimento avanzato dalla Procura Antidoping del CONI nei confronti dell’atleta Luca De Paolis: la CAF ha condannato l’atleta a 2 mesi di squalifica a decorrere dalla data del provvedimento di sospensione cautelare del 25 ottobre 2012, ai sensi dell’art. 4, comma 4 delle Norme Sportive Antidoping, con l’invalidazione del risultato agonistico conseguito il 23 settembre 2012, con relative conseguenze, ai sensi dell’art. 8 delle Norme Sportive Antidoping

Si fa riferimento all’articolo pubblicato sul sito del CONI
Deferimento dell’atleta Luca De Paolis (tesserato FITRI) al competente Organismo giudicante federale della Federazione Italiana Triathlon per il riconoscimento della responsabilità in ordine alla violazione dell’art. 2.1. del Codice WADA in relazione alla positività per presenza di Betametasone in occasione del controllo antidoping disposto dalla Commissione Ministeriale ex lege 376/2000 al termine della gara “Campionato Regionale Individuale” svoltasi ad Ischitella in data 23 settembre 2012 con richiesta di squalifica per 4 mesi.

Come da prassi in queste situazioni, le reazioni sono state opposte e disparate, ma quello che non manca mai è la voglia di puntare il dito, di fare sensazionalismo, di dare giudizi sprezzanti e dettati da ignoranza, invidia e mancanza di rispetto nei confronti di chi è coinvolto e di riflesso della sua famiglia.

Quello che in maniera ancora più evidente è mancato, in tutta questa ridda di voci e commenti, è la voce del protagonista, Luca De Paolis.

Prima però aggiungiamo l’intervento illuminante dell’Avvocato Dino Parroni in merito al caso in questione:
Con riferimento al comunicato del CONI e della FITri, circa la squalifica di due mesi, inflitta dalla Commissione d’Appello Federale al Sig. Luca De Paolis, risultato positivo al Betamesone a seguito del controllo effettuato il 23 Settembre 2012 al termine della gara denominata “Varano Lake Triathlon”, è opportuno precisare come la C.A.F., nella decisione depositata in data 10 dicembre 2012, abbia espressamente riconosciuto che:

a – l’atleta ha riferito dell’assunzione del farmaco Bentelan al momento del prelievo dei campioni organici;
– l’atleta ha tempestivamente prodotto la N.I.T. (Notifica d’Intervento Terapeutico) corredata di certificazione medica.

La sospensione è stata, infatti, comminata per la violazione dell’art. 4, comma quarto delle Norme Sportive Antidoping (laddove l’atleta riesca a dimostrare come sia avvenuta l’assunzione di una sostanza specificata o come ne sia entrato in possesso e che l’assunzione non era tesa ad incrementare la prestazione sportiva dell’atleta o a mascherare l’uso di una sostanza in grado di incrementare la prestazione sportiva…) con esclusione dell’intenzione e finalità di ottenere un risultato migliore.

L’intervento dell’Avvocato Parroni fa luce in maniera chiarissima su quanto accaduto a Luca, che di seguito ci racconta la sua esperienza.

Ad una settimana dal Varano Lake Triathlon mi sono ritrovato con un’infiammazione al ginocchio sinistro e al piede destro. Su consiglio del mio medico e del farmacista per i giorni successivi ho utilizzato una crema, il Bentelan, contenente betametasone. Il fastidio al ginocchio si è risolto, mentre il piede è rimasto gonfio fino a qualche giorno prima della gara, tanto che non riuscivo a infilare nemmeno la scarpa. In quelle condizioni sarebbe stato impossibile correre, quindi mi è stato consigliato di prendere delle pasticche del suddetto farmaco.

L’assunzione di questo farmaco mi ha sì permesso di prendere parte alla gara, ma il mio stato di forma era davvero molto scarso. Al di là del fatto che anche dal punto di vista emotivo non potevo certo essere al meglio per via della perdita di un familiare, le sensazioni fisiche che ho provato durante la gara di Varano sono state pessime e questo lo si può evincere facilmente anche dai tempi che ho fatto segnare.

Al termine dell’evento sono stato chiamato per il controllo e subito ho dichiarato al medico di aver preso questo cortisonico. Gli ho spiegato la situazione e lui mi ha tranquillizzato. Sono rimasto sorpreso quando successivamente mi è stata comunicata la positività e sono stato chiamato a Roma. Nel dibattito ho potuto chiarire la situazione, facendo anche vedere le carte del trattamento terapeutico. Questo ha fatto dissolvere ogni dubbio in merito al fatto che l’assunzione di questo farmaco sia stata fatta da parte mia esclusivamente per fini terapeutici. Ma evidentemente ho mancato a loro giudizio nel comunicare il tutto in maniera corretta e per questo sono arrivati i due mesi di stop che ho accettato, anche se con grande amarezza.

Mi ha fatto davvero piacere sentire la solidarietà di tante persone, amici e non solo, che mi hanno dato forza per affrontare una situazione per certi versi allucinante. Improvvisamente sono stato additato da alcuni “pseudo sportivi” come un dopato, un ladro, un imbroglione… Assurdo, infamante e umiliante! Insopportabile non solo per me, ma anche per la mia famiglia.

Lavoro in cantiere, sui ponteggi, per 8-10 ore ogni giorno, un lavoro manuale e fisicamente impegnativo, ma riesco ad organizzarmi per trovare dalle 2 alle 4 ore per allenarmi e continuare a migliorare. Faccio tutto questo perché, come tanti altri appassionati, amo il triathlon e ci tengo a precisarlo con forza: questa brutta storia mi dà ancora più carica, continuerò a gareggiare e a dare il meglio di me, come ho sempre fatto sin dal mio esordio nel 2008.

Ho trovato nelle lunghe distanze la mia dimensione e per il 2013 voglio togliermi ancora soddisfazioni: i miei obiettivi saranno riuscire ad abbattere il muro delle 9 ore in un iron distance, fare bene nella gara di casa, l’Ironman 70.3 Italy di Pescara (Luca è di L’Aquila, ndr) e mettermi al collo un’altra medaglia a squadre con la mia squadra, il Forhans. Lo devo in particolare al mio Presidente, Gianluca Calfapietra, che anche in questo frangente mi ha sostenuto e mi è stato vicino.

Sono onorato di poter incontrare e confrontarmi sui campi gara con grandi atleti e grandi uomini. Nutro una stima particolare per il mio amico Matteo Annovazzi: per me lui è sempre stato il mio ideale di atleta, da autografo. Un atleta capace di grandi risultati e un uomo capace di relazionarsi in maniera positiva. Potergli arrivare vicino in gara per me è un onore e uno stimolo a fare sempre meglio. Gareggiare mi permette anche di poter conoscere e relazionarmi con tanti age group che su fb mi seguono sempre con tanta stima e affetto: sono loro, quelli umili e sinceri, che mi sostengono e danno forza.

Ma il segreto del mio successo è la mia famiglia, che mi sostiene e mi segue: mia moglie Loredana, mia figlia Michaela e mio figlio Alessandro che è già uno sciatore provetto; sono maestro di sci e poter educare i ragazzi al rispetto reciproco attraverso lo sport è qualcosa di estremamente gratificante.

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