Dopo essere stato inizialmente condannato a 4 anni, la squalifica del triatleta statunitense Andrew Starykowicz si è ridotta a 13 mesi e scadrà il 5 gennaio 2021.

Ma come mai era stata comminata questa squalifica? Andiamo a fare luce su quello che è successo…

Andre “motorbike” Starykowicz (impressionanti le sue frazioni ciclistiche, seguite peraltro da frazioni di corsa più “complicate”), poco prima di partecipare all’Ironman World Championship 2019, si è ammalato e ha saltato la prova iridata.

Gli è stata diagnosticata una polmonite, ma nonostante questo, d’accordo con il suo medico, ha deciso di provare a partecipare ugualmente all’Ironman 70.3 Waco e all’Ironman Florida: per fare questo, visto i medicinali che doveva assumere per curarsi, avrebbe dovuto presentare, per la prima volta nella sua carriera, un’Esenzione per Uso Terapeutico (TUE).

E così ha fatto: la documentazione è stata dunque inviata all’USADA (US Anti-Doping Agency), la quale ha informato prontamente il triatleta statunitense che la sua esenzione era in sospeso e che se avesse gareggiato prima che la TUE fosse concessa avrebbe commesso un “reato antidoping“.

Starykowicz, forte della sua posizione, ha deciso comunque di prendere parte a entrambe le gare e al termine della gara in Florida, chiamato al controllo antidoping, è risultato positivo a una sostanza vietata, il vilanterolo.

Il 5 dicembre 2019, applicando il codice WADA, Ironman ha fatto scattare di conseguenza la squalifica di 4 anni.

Ma dopo un anno di costoso arbitrato, è stato riconosciuto da un organismo indipendente che le sanzioni di Starykowicz non avrebbero dovuto essere di quattro anni, ma bensì di soli 13 mesi.

Andrew Starykowicz raggiunge Tim Don nella maratona dell'Ironman Hawaii World Championship 2018 e, vedendolo in difficoltà, lo aspetta e prosegue al suo fianco per un tratto (Foto ©TriJuice)
Andrew Starykowicz raggiunge Tim Don nella maratona dell’Ironman Hawaii World Championship 2018 e, vedendolo in difficoltà, lo aspetta e prosegue al suo fianco per un tratto (Foto ©TriJuice)

A questo punto, è intervenuta la Professional Triathletes Organization (PTO) che ha nominato un avvocato per “indagare su quelle che sembrano essere irregolarità strutturali nel caso anti-doping contro Andrew Starykowicz”.

Charles Adamo, presidente esecutivo della PTO, ha dichiarato: «Abbiamo comunicato sia all’USAT, sia alla World Triathlon, nonché all’Agenzia mondiale antidoping, che sembra esserci un difetto fondamentale in un sistema in cui un’organizzazione privata a scopo di lucro (Ironman, ndr) ha la capacità di insistere su sanzioni indipendenti dall’organo di governo mondiale e che l’unico modo di difendersi a disposizione di un atleta sia quello di perseguire un costoso processo legale di appello».

«Il signor Starykowicz ha accettato la responsabilità della sua condotta. La revisione della PTO è pensata per risolvere il problema di un sistema che consente a un’entità privata a scopo di lucro, senza alcuna supervisione iniziale da parte dei nostri organi di governo, di istituire sanzioni. La PTO sta cercando di lavorare con i nostri organi direttivi in ​​modo che in futuro gli atleti non siano soggetti a quello che riteniamo sia un sistema strutturalmente difettoso».

Per completare l’informazione, è curioso notare che proprio Starykowicz l’8 ottobre 2019, in un’intervista con il mitico Bob Babbit (“Breakfast with Bob”), si era scagliato contro chi fa uso della TUE…

Esattamente sette giorni prima… di richiederla per se stesso!

«Se hai l’anemia e ti alleni così duramente da arrivare ad aver bisogno di potenziare i tuoi globuli rossi per poter continuare ad allenarti, questo è un problema. Se hai l’asma e sei costretto ad usare un inalatore di steroidi solo per respirare, non dovresti correre. Dobbiamo eliminare l’esenzione per uso terapeutico…»

Leggi il blog di Andrew Starykowicz con gli ultimi aggiornamenti sul suo caso.

Guarda la video intervista dal minuto 14