L’ex ciclista e triatleta americano si confessa in “30 for 30”, la docu-intervista che verrà trasmessa su ESPN domenica 24 maggio 2020.

Tutta la verità, nient’altro che la verità. E’ questa la promessa di Lance Armstrong, uno dei personaggi più discussi del mondo sportivo.

Salito fino alle stelle dopo aver sconfitto un tumore ai testicoli in fase avanzata e aver vinto 7 Tour de France di fila e rotolato giù che più in basso non si può dopo aver ammesso l’uso di sostanze dopanti ed essere quindi squalificato a vita nel 2012. Con, ovviamente, l’azzeramento dei sette successi in maglia gialla.

Errori, i suoi, che hanno screditato lui e anche la sua Fondazione, creata per raccogliere fondi a favore della ricerca sul cancro. Errori che hanno fatto cadere la maschera da fenomeno che ha indossato per anni e che hanno privato del lieto fine la favola dell’eroe americano che lo ha visto protagonista assoluto per diverso tempo.

Ora ha deciso di parlare: “Non mentirò, dirò tutta la mia verità”. Lo farà domenica 24 maggio 2020 su ESPN nel documentario “30 for 30” a lui dedicato.

«Non posso sapere con certezza se ci sia stato un legame tra doping e il cancro – ha anche affermato il quarantottenne texano durante le registrazioni – ma certamente non posso escluderlo. L’unica cosa che dirò è che l’unica volta nella mia vita che ho fatto uso dell’ormone della crescita è stato proprio nel 1996. Già nella mia prima stagione da professionista assumevo il cortisone, ma l’Epo era di un altro livello. La prima volta che usai sostanze? Penso intorno ai 21 anni. Sapevo quello che stava succedendo. Ho sempre chiesto, sempre saputo e ho sempre preso le mie decisioni da solo».