Ho conosciuto Alessandro Montemurro quando ho iniziato la mia avventura nel triathlon, nel 1995, nel mitico Triathlon Club Milano.

Lui? Sorridente, gentile, appassionato, Triatleta!

Con i suoi “fratelli” del CNM Triathlon Milano ha costruito, allenamento dopo allenamento, gara dopo gara, stagione dopo stagione, un gruppo affiatato, anzi di più: “perché il CNM è un sentimento”, così come ci raccontano di seguito.

Ciao Alessandro! Sempre nei nostri cuori!


Il CNM è un sentimento!

Questa frase è diventata lo slogan della nostra squadra, il nostro messaggio portabandiera su tutti i campi di gara, tra le innumerevoli società di triathlon italiane.

Questo sentimento è proprio ciò che era Alessandro Montemurro, un uomo forte e indomito, capace di non mollare mai, rispettoso di ogni tipo di atleta e di sportivo, ma anche capace di prendere le cose per quello che erano nella loro essenza più pura e senza mai prendersi troppo sul serio.

L’ultima volta che ho visto il Monte è stato poco più di un mese fa alla cena sociale del CNM, a novembre; si reggeva a malapena sulle gambe, nel senso che era debole e traballante ed era molto sciupato e dimagrito.

Era tanto tempo che non lo vedevo e quando ci siamo abbracciati forte ho dovuto trattenere le lacrime cercando di non farmi vedere da lui.

Ero sicuramente stralunato dal vederlo ridotto così, come credo tanti di noi lì presenti quella sera.

Sapevo bene che quello rischiava di essere l’ultimo abbraccio che avrei potuto dargli, come lui sapeva bene dentro di se che quella poteva essere l’ultima cena sociale del CNM a cui lui avrebbe potuto partecipare.

Monte ha sempre saputo della sua malattia, fin dal primo giorno in cui ha cominciato a star male e da allora non ne ha mai fatto mistero con nessuno.

Ne parlava, ci scherzava sopra, era capace di raccontarti le pesanti terapie, esami e trattamenti a cui veniva sottoposto facendoti anche ridere per come fosse capace di stupire e meravigliare, forse è più corretto dire “spiazzare”, i medici stessi che non erano certo abituati ad avere a che fare con un paziente simile!

Mentre ti raccontava di un dolorosissimo catetere infilatogli per aiutarlo a fare pipì, era magari capace di farti una battuta sull’infermiera di turno o sul proprio pisello!

Monte era così, un combattente nato e anche uno che era capace di darti il metro, la misura della vita stessa, ma che sapeva anche mandarti a cagare se ti facevi troppo serio.

Monte quella sera mi ha anche detto che si era ordinato una coppia di rulli nuovi da Mate 3, suo personale regalo di Natale.

E Monte quella sera era anche venuto per salutare tutti noi, noti e meno noti, vecchi e nuovi, forti e deboli, agonisti e semplici finisher, la sua squadra, sicuro di avere messo in piedi una bella cosa tanti anni fa e anche per accertarsi che quella bella cosa sarebbe continuata ad andare avanti così, per sempre, come lui l’aveva pensata.

Monte è riuscito a rimanere quella sera solo un’ora con noi, per poi, sfinito, essere riportato a casa dal suo amico fraterno Tony.

Una preziosissima e lunghissima ora della sua vita trascorsa con tutti noi, la sua squadra.

Salvatore


Monte è venuto a salutarci in quella sera di novembre, come se guardandoci tutti negli occhi lui volesse dirci che far parte di questa grande famiglia del CNM voleva significare essere un po’ come lui, condividendo le sue idee, il suo spirito, la sua mentalità, i suoi sentimenti.

Questo vuol dire far parte del CNM e io sono orgoglioso di questi colori e di questa squadra perché hanno significato e significheranno portare sempre in giro un po’ di Monte dentro di me, ovunque e dovunque io sarò.

Grazie Monte, mi mancherai tantissimo.

Tato


A maggio del 1995 ho debuttato nel mio primo triathlon su distanza olimpica e nonostante la nostra amata disciplina fosse ancora al di fuori dai cinque cerchi multicolore, c’era un fermento e un’eccitazione palpabile per tutto quello che poi ci avrebbe traghettato verso Sydney 2000.

Il Triathlon Olimpico di Milano si disputava all’Idroscalo ed era tra le prime gare a consentire la scia nella frazione ciclistica.

Il percorso classico, e permettetemi di dire il più bello di sempre, era costituito da una frazione natatoria a quadrilatero davanti alle tribune, la bici si distribuiva dall’”Idro” verso Melzo, poi Settala, Peschiera e rientro, mentre i dieci chilometri di corsa erano un’andata e ritorno intorno al parco dell’Idroscalo.

Ero un pivello, forse più di quanto lo sia adesso per certi versi, e mi piaceva stare vicino, ascoltare e imparare da quelli che mi sembravano i titani della multidisciplina.

Allora l’ambiente era piccolo, semplice e umile: i Maserati, De Faveri, Bottoni, Belandi eccetera eccetera potevi trovarteli a fianco durante gli allenamenti, il riscaldamento, in gara mai purtroppo…

Qualche volta ti prestavano una barretta o un copertoncino, sempre dispensavano consigli e aneddoti che sono divenuti leggenda.

Quella mattina, mentre portavo l’attrezzatura dalla macchina alla zona cambio con un po’ di emozione e tremarella addosso, cercavo qualche sguardo amico e mi imbattei in Luca Rosetti, allora presidente del club per cui ero tesserato.

Tutti lo chiamavano lo Sceriffo per i modi alla Clint Eastwood, le mezze frasi e lo sguardo serio. Accanto a lui c’era un tipo dallo sguardo dritto, serio, con una tenuta del Triathlon Club Milano, a pensarci se Rosetti era lo sceriffo, lui avrebbe potuto essere il cowboy buono, quello di poche parole ma che alla fine fa fuori tutti i cattivi.

“Piacere Alessandro”, “lui è il Monte, una pietra miliare di questo sport” aggiunse lo sceriffo.

“Piacere Claudio e… mi sto cagando sotto” affermai, forse non esattamente con queste parole.

“Non ti preoccupare, oggi è una festa, ci divertiamo tutti e poi c’è anche la scia.”

Detto fatto, arrivo al traguardo soddisfatto e sprintando con Max Pastore, ma questa è un’altra storia.

Il Monte, ormai era il suo unico appellativo per me, dopo 2h15’ di gara o giù di lì, stava corricchiando con un certo Paolino Marchesi risoluto ad allungare un po’, forse per allenarsi, forse perché l’Olimpico non lo esauriva o forse perché per lui era semplicemente così che vedeva la sua domenica e un po’ la vita.

Nel 1998, dopo che aveva fondato in quegli anni il CNM con personaggi a noi stranoti, mi aggiunsi alla loro compagine per qualche anno e il Monte mi accolse con l’entusiasmo riservato ad un campione, cosa che riservava, riserva e riserverà a tutti quelli che entrano nella famiglia del CNM per sempre.

Per anni dopo il 2001 non ho più gareggiato, ma al mio rientro nel 2013 lui era lì pronto ad accogliermi e a condividere la gioia di fare sport insieme.

Per me il Monte è stato e sarà sempre una presenza fondamentale nella vita, uno che ti dà il metro, la misura della vita stessa, ma che allo stesso tempo ti sa mandare a cagare se sei troppo serioso.

Nell’ultimo periodo era tornato a vivere vicino a casa mia, ne parlavo con Toni, mi ripromettevo di andare a trovarlo, fare una passeggiata e scambiare quattro chiacchiere.

La vita però scorreva veloce, forse più per lui che per me e preso dal lavoro, lo stress e mille cagate, ho disatteso le mie intenzioni.

Considero questo l’ultimo insegnamento terreno ricevuto dal Monte, “trova sempre il tempo per un amico, per te stesso, per chi ami”, lui l’avrebbe detto diversamente, ma me l’avrebbe fatto intendere come sempre.

Qualche anno addietro, mentre mi aggiravo in bici nelle campagne tra Crema e Milano, lo incrociai mentre correva: la giornata era ventosa e mi sembrò apparire dal nulla, come un miraggio di quel deserto sahariano da lui affrontato a piedi con alcuni dei suoi più cari amici.

Spero e auguro anche a voi di incrociarlo ancora inaspettatamente, durante un allenamento, una gara, seduti con una birra in mano o semplicemente sorridente nel vostro cuore.

Claudio


Il “Monte”…

Chissà come sarebbe stata la mia vita…
senza il Monte.

Non esisterebbe il triathlon, il CNM, la mia famiglia,
mia 
moglie i miei figli e anche il mio lavoro.

Si, perché lo sport mi dava e mi dà forza,
la voglia di non mollare
in ogni situazione!

Ed è questo l’insegnamento che hai tramandato,
Monte, quello 
di non mollare mai
e sono sicuro che dove sei ora stai pensando

di pedalare o fare la corsetta.

Ciao Monte,
hai lasciato un grande vuoto,
ma anche 
una grande passione
e grandi valori.

Ciao fratello,
ti voglio bene!

Luca


Mai avrei voluto scrivere quanto sto per scrivere, ma la vita, talvolta, impone sofferenze di fronte alle quali non puoi arretrare proprio come quella che provo nel comunicarvi che il Monte ci ha lasciati.

Sì, il Monte è volato via, ma….

qualcosa di lui resta qui, sulla terra, e siamo noi a rappresentarlo nel momento in cui indossiamo i colori della nostra squadra che lui tanto ha voluto ed ha creato!

Un bacio fratello Ale!

Toni


Alessandro Montemurro