Henri Schoeman, il 18 gennaio 2018, si è trovato al centro di un (presunto) caso di doping scoppiato in seguito alla pubblicazione di documenti riservati e resi pubblici da un gruppo di hacker russi.

L’ITU ha aperto e chiuso il caso nel giro di pochi giorni dichiarando il triatleta sudafricano innocente

Henri Schoeman è stato “assolto” dall’accusa di doping che gli è piombata addosso, e non è soltanto un modo di dire, inaspettatamente e improvvisamente. Il “fattaccio” sarebbe risalito alle Olimpiadi di Rio 2016 e il tutto è stato reso pubblico attraverso la rete dai Fancy Bears, il gruppo di hacker che da qualche anno ha dichiarato di voler “raccontare al mondo il doping nello sport d’elite“ attraverso la diffusione di informazioni mediche confidenziali.


CHI HA INCASTRATO HENRI SCHOEMAN? 


Il caso si è aperto il 18 gennaio con la pubblicazione di referti medici e la conseguente apertura di un’indagine da parte dell’ITU (International Triathlon Union) e si è chiuso il 24. Dopo sei giorni, infatti, la federazione internazionale, insieme al CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, ha dichiarato che i risultati del test a cui è stato sottoposto Schoeman a Londra sono stati gestiti in accordo con le regole WADA e che non c’è stata alcuna violazione delle regole antidoping.


L’ITU, inoltre, nella stessa comunicazione ufficiale, ha ringraziato Henri Schoeman per la sua piena collaborazione. Il triatleta sudafricano ha infatti fornito sia al CIO sia alla stessa ITU tutte le informazioni necessarie per procedere e chiudere quindi l’indagine.


“Ci sentiamo estremamente soddisfatti del fatto che questa indagine sia completamente chiusa e cancella il nome di un atleta che ha cooperato, supportato e sempre assistito l’ITU e il CIO per chiarire queste circostanze, anche sotto molta pressione. La professionalità e l’apertura mostrate da Henri Schoeman dovrebbero essere un esempio per qualsiasi atleta che potrebbe trovarsi ad affrontare una situazione come questa. Come ITU crediamo fortemente nello sport pulito, perché è questo ciò che rende grande il triathlon e i suoi atleti.”
– Marisol Casado, Presidente ITU


“Ogni anno, ITU impegna tempo, impegno, energia e un budget sostanziale per la lotta al doping, e continuerà a farlo. La nostra organizzazione è ugualmente impegnata a sradicare l’uso di sostanze e metodi proibiti nel triathlon e a proteggere i propri atleti in casi come questo.”
– Leslie Buchanan, direttrice anti-doping ITU


L’assoluzione di Schoeman non chiude però definitivamente il caso. Il CIO, infatti, sta indagando sulle circostanze che hanno portato alla pubblicazione di informazioni riservate e sta prendendo provvedimenti perché queste rimangano tali.


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