Ci sarà anche un po’ di Brooks nel mitico IRONMAN WORLD CHAMPIONSHIP che si disputerà sabato 13 ottobre a Kona, Isole Hawaii. L’azzurro Daniel Fontana, origini argentine, correrà con le Brooks e sicuramente sarà uno dei protagonisti, così come lo è stato nel 2011 quando si piazzò in dodicesima posizione assoluta.

Ironman, mitica distanza nata proprio alle Hawaii per una scommessa tra i Marines nel lontano 1978. Si nuota (3,8 km), si pedala (180km) ed infine si corre (42,195km – maratona) tutto in una sola gara.

Daniel vive e si allena alle porte di Milano ed ora è alle Hawaii già da qualche settimana, dopo aver fatto un’ultima gara di preparazione in Messico. L’abbiamo raggiunto in questi giorni e ci siamo fatti raccontare un po’ di cose a proposito di Ironman…

Daniel, che obiettivo ti poni per questa gara?
Quando si arriva qui alle Hawaii finire la gara è il primo obbiettivo. E’ così duro e difficile un Ironman che arrivare al traguardo è già un successo per tutti. Io voglio entrare nei primi dieci. Quello si che sarebbe un ottimo risultato. L’anno scorso mi sono piazzato dodicesimo, molto vicino ai primi dieci. Ora con un anno in più di esperienza credo sia possibile. Devo fare la gara della vita!

Perché l’Ironman Hawaii è considerato il più importante del mondo?
Perché è dove il triathlon è nato e dove si è scritta la storia del nostro sport. E’ la finale, il campionato mondiale. Ci sono tutti i più forti e sono tutti in forma, tutti abbiamo preparato questa gara al massimo. L’anno scorso Craig Alexander ha vinto in 8 ore e 3 minuti… Veloce come non mai!

Dalla distanza olimpica all’Ironman… Com’è cambiata la tua preparazione nel corso degli anni?
Dopo due Olimpiadi, nel 2009 ho cominciato a fare il triathlon 113, o 70.3 (mezzo iron), finendo 2° ai Campionati Mondiali. Ma il salto alla distanza più lunga dovevo farla il prima possibile, cosi nel 2009 ho debuttato nell’Ironman. Mi alleno tante ore e faccio allenamenti veramente lunghi, anche più di 8 ore. Un successo, una grande gara, si costruisce lentamente e con pazienza.

Vincere l’Ironman Hawaii… Solo sogno o qualcosa di più?
E’ difficile, fino ad adesso non ho mai fatto un Ironman fatto veramente bene, anche se i tempi sono molto buoni. Devo e voglio esprimere tutto il mio potenziale. Sono un ottimo runner, ma i 180 km della frazione in bici non mi hanno mai lasciato fare una maratona veramente forte. Ho lavorato molto su questo con il mio coach Fabio Vedana ed ora credo di essere più resistente.

Chi sono gli avversari più forti?
Penso che i favoriti siano proprio i tre che sono finiti sul podio nel 2011. Il vincitore, con il record della gara di 8h03’56, l’australiano Alexander “Crowie” Craig, già vincitore nel 2008 e nel 2009; l’altro australiano Pete Jacobs e il tedesco Andreas Raelert. Ma non possiamo dimenticare anche Chris McCormack, già due volte iridato qui a Kona.

Hai già in mente una tattica di gara?
Sarà una gara molto tattica e io sono di sicuro un outsider. Tutto dipenderà delle condizioni climatiche e come sarà impostata la gara dai ciclisti più forti. Io cercherò di stare tra i primi sempre e spingere in bici per scendere nella lotta per le posizioni di privilegio. Bisogna essere molto intelligenti nel gestire le energie e le emozioni. E’ un inferno di vento e caldo umido, un errore vuole dire non finire la gara.

Quale è la scarpa Brooks ideale per correre la maratona in un Ironman? Tu quale userai?
Io uso le Brooks Launch, mi trovo molto bene, sono leggere ma ammortizzate. E’ importante perché dopo sette ore di gara, la reattività dei piedi ed il tono muscolare non è lo stesso, quindi avere una scarpa comoda, reattiva e allo stesso tempo protettiva è la soluzione ideale.

Fonte: comunicato stampa Brooks Running